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Approfondimento
Cardiologia
pubblicato nel Gennaio - Febbraio 2002 in Sport&Medicina - fascicolo n.1

La lunga ombra del doping

         

La minaccia del doping si è abbattuta sul mondo dello sport e rischia di annullare record, sfatare miti, insinuare dubbi su vittorie e trionfi. Si rende allora necessaria una normativa che garantisca imparzialità e trasparenza nei confronti agonistici.
Quando mai, però, l’uomo (e quindi anche l’atleta) non ha tentato di superare i propri limiti con qualunque mezzo? A parte l’aspetto economico, non certo irrilevante, la vittoria in una gara rappresenta, per lo sportivo, un traguardo che, da solo, può dare senso e significato a un’intera vita agonistica.
Carriera, guadagno e potere sono obiettivi che tutti, apertamente o meno, si prefiggono di raggiungere, anche a costo di scendere a compromessi. Perché dunque tanto scandalo quando si apprende che, per tagliare il traguardo in una competizione sportiva, un atleta ha fatto ricorso a qualche ausilio chimico in grado di aumentare forza fisica, determinazione, capacità di sopportare la fatica? Ma certo, la spiegazione è semplice: perché nello sport, nel confronto fra “superuomini”, si pretende la purezza, perché c’è sempre un solo vincitore e anche perché....è più facile scoprire il trucco.
Polemiche a parte, è possibile che ognuno di noi un pochino di doping lo approverebbe anche, a patto che non fosse smascherabile e che non si rivelasse dannoso alla salute. Purtroppo non è così: l’impiego di sostanze farmacologiche o naturali in dosaggi impropri, allo scopo di migliorare le prestazione fisiche, è pericoloso perché altera i processi naturali; non è poi nemmeno etico, perché provoca disparità fra i gareggianti, ...ma questo, in fondo, è un discorso meno convincente.