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Home Fascicolo n.3/2002 Approfondimento
Approfondimento
Riabilitazione
pubblicato nel Maggio - Giugno 2002 in Sport&Medicina - fascicolo n.3

           

Patologie del ginocchio in fase di crescita

         

Le strutture in via di maturazione, i nuclei di ossificazione apofisari secondari (apofisi tibiale superiore e apice della rotula) e la cartilagine di rivestimento dei condili femorali (cartilagine articolare di accrescimento) sono le più sensibili alla sindrome da iper-utilizzo sportivo del ginocchio durante la fase di crescita.
I meccanismi che provocano queste lesioni sono variabili: per esempio, una trazione su un’inserzione ipofisaria o un impatto sulle cartilagini articolari sono sufficienti per causare questo tipo di problemi. La rieducazione, di conseguenza, riveste un ruolo fondamentale sia per i problemi apofisari sia per quelli articolari.
Queste differenti patologie fanno parte delle osteocondriti, definite come complicanze dell’ossificazione condrale associate a segni clinici dolorosi rilevabili con indagini radiologiche.
Il termine osteocondrosi prende il posto di quelli utilizzati fino a oggi (epifisite, apofisite, osteonecrosi asettica idiomatica e osteodistrofia), qualora non vi sia intervento della componente infettiva, l’infiammazione sia in secondo piano o assente e qualora l’esistenza di una necrosi ossea sia lontana dall’essere accertata.
Secondo i dati di letteratura, nel ginocchio si riscontra più della metà delle osteocondriti, di cui sono state proposte numerose
classificazioni .

         

Breck propone una classificazione delle osteocondriti in relazione alle cause, per cui si distinguono osteocondriti dovute a:

  • compressione (rivestimento dei condili femorali);

  • trazione (tuberosità tibiale, apice della rotula);

  • combinazione di pressione e trazione (apofisi posteriore del calcagno).

         

Siffert differenzia le osteocondriti in:

  • articolari o epifisarie, per problemi primari o secondari della cartilagine articolare (testa femorale, condili femorali);

  • non articolari o non epifisarie, all’altezza delle inserzioni tendinee o delle zone di impatto (tuberosità tibiale, apice della rotula);

  • causate dalla cartilagine di coniugazione, all’altezza delle ossa lunghe (estremità superiore della tibia, estremità inferiore del radio) o delle vertebre.

Quanto al ginocchio del giovane sportivo, si individuano tre tipi di osteocondriti:

  • osteocondriti della tuberosità tibiale anteriore ( morbo di Osgood-Schlatter );

  • poliosteocondrosi dei condili femorali;

  • osteocondrosi dell’apice della rotula (malattia di Sinding-Larsen-Johansson).

Infine, considerate alcune similitudini cliniche, sintomatiche e patogeniche, conviene distinguere le osteocondrosi extra-articolari del ginocchio (Osgood-Schlatter e Sinding-Larsen-Johansson) dalle poliosteocrondrosi dei condili femorali.

         

Il morbo di Osgood-Schlatter rappresenta il 25-30% delle osteocondriti della crescita e il 50% delle osteocondriti del ginocchio. Sebbene trattato per troppo tempo in maniera non sempre adeguata, la frequenza con cui lo si è riscontrato negli sportivi ha portato a rivedere le indicazioni terapeutiche. In caso di cronicizzazione, poi, la valutazione manuale rivela un certo grado di riduzione di forza del muscolo quadricipite, passando cioè dal grado normale a quello buono o discreto, e l’esame radiografico conferma il quadro irritativo epifisario.
La comparsa dei sintomi è più tardiva nei ragazzi che nelle ragazze, a causa dei diversi tempi di maturazione (in genere 13 anni per i ragazzi e 11 per le ragazze); i ragazzi, inoltre, rappresentano il 60-80% dei casi.
La precocità e l’intensità della pratica sportiva sembrano determinanti nel manifestarsi di tale patologia: negli sport praticati il calcio è nettamente in testa, seguito da tennis, basket e ginnastica.
L’ipertonia o la retrazione del muscolo quadricipite giocano un ruolo indiscutibile e la loro correzione fa parte della prevenzione primaria e secondaria. L’intensità dei segnali è variabile; spesso il dolore della tuberosità tibiale anteriore (TTA) compare durante lo sforzo, la palpazione o l’estensione contrastata del ginocchio. In alcuni casi si associano tumefazione localizzata e gonfiore.
La radiografia iniziale, sempre comparativa e completa, permette di:

  • precisare lo stadio di maturazione della TTA e tenerne conto nelle indicazioni terapeutiche;

  • eliminare la presenza di altre osteocondrosi del ginocchio;

  • quantificare l’entità della lesione (frammentazione della TTA, ipertrofia, ossificazione intra-tendinea).

         

Il morbo di Osgood-Schlatter evolve generalmente con un decorso medio di due anni, ma arriva a protrarsi fino a quattro o cinque anni e può, a volte, presentare (nella percentuale del 15-30%) complicazioni radiologiche e cliniche quali sporgenza dolorosa della TTA e calcificazione intra-tendinea (responsabile dei dolori sotto sforzo), con picchi infiammatori ripetuti in età adulta.