Abstract
Anemia da sport
pubblicato nel Marzo - Aprile 2005 in Sport&Medicina - fascicolo n.2
Giuseppe Banfi

Nel passato la terminologia “anemia da sport” è stata usata in maniera imprecisa o si è negata l’esistenza di una qualunque alterazione dell’equilibrio eritropoietico negli atleti professionisti a seguito d’intenso allenamento o di gare. In realtà però, sono state spesso rilevate variazioni dei parametri ematologici e in particolare di quello eritropoietico. È importante che il medico dello sport e il preparatore atletico siano attenti alle eventuali modificazioni metaboliche, siccome l’atleta presenta, rispetto al soggetto sedentario, una maggiore suscettibilità all’insorgenza di carenze di ferro. Tali deficit possono condurre a una condizione di preanemia (raramente di anemia) che, tra l’altro, potrebbe inficiare le prestazioni agonistiche.
Che cosa s’intende per anemia da sport? Per alcuni Autori c’è solo una pseudoanemia da emodiluizione. Secondo altri esiste un’anemia da emolisi periferica
(footstrike haemolysis) particolarmente frequente nei corridori ma rilevabile anche in altri atleti. A questo proposito, studi mirati hanno associato l’emolisi alla riduzione della densità della membrana dei globuli rossi e all’elevata produzione di radicali liberi causate dall’intenso sforzo fisico. Infine l’anemia può essere la manifestazione di un alterato turnover dell’emoglobina e dei globuli rossi secondario allo squilibrio del ferro: è il caso della sindrome delle 3A (atlete, anemia, amenorrea) e della triade delle atlete (amenorrea, anemia, osteoporosi); squilibri minori del ferro, che non giustificano stati anemici, sono secondari alla perdita di liquidi per sudorazione o perdite gastrointestinali.