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Abstract
Il grande freddo
pubblicato nel Novembre - Dicembre 1995 in Sport&Medicina - fascicolo n.6
Michele Nardin

L’ipotermia può far scendere la temperatura centrale (= TC) sotto i 28°C, con la vittima che è priva di coscienza in stato di morte apparente; però sino a TC di 20°C il pz. può essere rianimato anche dopo un prolungato arresto cardiaco. All’inizio dell’ipotermia si ha aumento del consumo d’O2, stimolazione del simpatico, brividi, tachicardia, tachipnea, ipertensione arteriosa, vasocostrizione cutanea; sotto però una TC di 30°C questi meccanismi di difesa scompaiono e si ha bradicardia, aritmie, bradipnea, broncorrea, confusione mentale, sonnolenza. Se il pz. è cosciente gli si danno bevande calde non alcoliche, lo si copre e lo si friziona; se è incosciente lo si copre soltanto, non frizionandolo, lo si intuba e si esegue un massaggio cardiaco. La terapia farmacologica è solo intraospedaliera. I congelamenti sono delle ipotermie localizzate che possono portare a perdita per necrosi della parte esposta, la terapia ospedaliera include il riscaldamento con acqua a 40°C.