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pubblicato nel Luglio - Agosto 2002 in Sport&Medicina - fascicolo n.4

Meglio la bottega! Giovanni Boffo tra le corse e la guerra

         

Meglio la bottega! Giovanni Boffo tra le corse e la guerra

Milano-Sanremo: 42° assoluto, il primo fu Gepìn Olmo, ma secondo fra gli indipendenti dietro Giordano Cottur. E pensare che ero in fuga quando forai. Dissi addio alla Sanremo, ma soprattutto addio a un lenzuolo di 500 lire di premio". Nulla fu perduto, neanche l'onore. "Sempre nel 1938 campione del Triveneto, e terzo al campionato italiano indipendenti."
Nel 1939? Questa merita di essere raccontata per filo e per segno.
"Giro del Penice. In salita Coppi fece selezione, Pedivilla riuscì a resistergli, sul passo scollinarono con un minuto e mezzo di vantaggio su di me. Nella discesa recuperai prima Burlando e Papini, poi Coppi. L'arrivo era fissato a Castel San Giovanni, in un circuito dove correvano i cavalli e l'acqua aveva reso il terreno una fanghiglia. Ma ero il più veloce di tutti, e precedetti Papini, Coppi e Lambertini. Coppi aveva sei anni meno di me, e un futuro molto più vincente del mio". Sempre in quell'anno, nella Tre valli varesine, Boffo andò a riprendere Coppi che aveva un minuto e mezzo di vantaggio. Sembrava quasi ripetersi l'altra corsa. "Probabilmente Coppi aveva forato", azzarda Boffo, "perché nel momento in cui lo riprendemmo, lui stava rimettendosi in sella. Ma sul Brinzio spaccai i raggi, scesi di bici, aspettai una pinza, addio corsa".
Sempre nel '39: "Un'americana al Vigorelli, la vinse una coppia straniera, secondi Guerra e Battesini, terzi io e Scapini. Ero proprio contento: io e Vito Ortelli avevamo firmato per la Bianchi lo stesso giorno in cui Mario Ricci e Coppi avevano firmato per la Legnano, avevo già ricevuto due stipendi, 600 lire al mese, più l'impegno di lavorare due giorni alla settimana in fabbrica, per arrotondare. Invece alla fine di quella riunione al Vigorelli mi consegnarono una cartolina". Non era di auguri, ma tutt'altro. "Erano tre giorni che mi cercavano per darmela". La lettura fu un colpo da k.o.: "Richiamato per la guerra". Fu, nel suo genere, un giro d'Italia, con la minuscola, quello che Boffo cominciò a percorrere, perché il Giro d'Italia, con la maiuscola, per una ragione o per l'altra non riuscì mai a farlo. "Bologna, Verona, Trieste, Udine, autista della Julia, militare fino al '45". Addio corse.
Ma la bicicletta era nel sangue. "Feci il direttore sportivo in una squadra di dilettanti, a Padova, nel '50 guidai una squadra di professionisti spagnoli al Giro. Era l'anno santo, fummo ricevuti dal Papa. Andò abbastanza bene: il nostro Ruiz si classificò sesto". Ma Boffo doveva fare i conti. "Là non venivo pagato, e la soddisfazione non basta alla fine del mese. Meglio la bottega".