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Abstract
Attenti al singhiozzo del sub
pubblicato nel Luglio - Agosto 1991 in Sport&Medicina - fascicolo n.4
Roberto Galbiati, Gian Luigi Poggio

L’attività subacquea più a rischio è quella in apnea e non quella con l’uso dell’autorespiratore. Infatti le immersioni in apnea conducono (se prese con leggerezza) alla sincope; la quale se è risolvibile in piscina, è invece quasi sempre letale in acque libere. Viene quindi spiegata la fisiopatologia dell’apnea in immersione, che quasi sempre è preceduta dalla cosiddetta iperventilazione, che in realtà è una decarbossilazione. La fisiopatologia dell’apnea è basata sui due differenti break-point: quello dell’ossigeno e quello dell’anidride carbonica; normalmente quello dell’anidride carbonica precede quello dell’ossigeno e si manifesta con la "fame d’aria" e con le contrazioni diaframmatiche.
Se invece si effettua l’iperventilazione, che in realtà porta ad un brusco abbassamento della CO2, il break-point dell’ossigeno precede quello della CO2 e quindi si arriva alla sincope senza che essa sia preceduta da alcun segno premonitore.