Una tuta a strisce
Ario Federici, Daniela Testa
Da tre anni la Facoltà di Scienze Motorie di Urbino conduce un progetto all’interno della Casa di reclusione di Fossombrone. L’insegnamento in un luogo così estremo richiede competenze specifiche e complesse. Gli Autori ritengono che sarebbe opportuno l’inserimento stabile di (almeno) un educatore motorio nell’équipe pedagogica di ogni carcere. Partendo dalla legislazione vigente e dall’analisi delle alterazioni psicofisiche legate all’ipocinesia, nell’articolo vengono spiegati il ruolo e le competenze dell’educatore motorio.
Nell’approfondimento “Dalla rieducazione alla risocializzazione”, allegato all’articolo, viene ripercorsa l’evoluzione che hanno avuto la teoria sulla devianza sociale e l’approccio metodologico al fenomeno dall’Ottocento a oggi. L’articolo fa parte del dossier “Oltre il muro…”.