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Abstract
Respirando nel mare
pubblicato nel Maggio - Giugno 2004 in Sport&Medicina - fascicolo n.3
Giovanni D'Alicandro

La respirazione sott’acqua è possibile, per l’uomo, solo mediante l’uso dell’autorespiratore, che rappresenta una riserva d’aria contenuta in una bombola in grado di sopportare elevate pressioni ambientali e che consente di erogare all’organismo aria a una pressione pari (o di poco superiore) a quella dell’ambiente circostante.
L’articolo prende in esame, per le immersioni con autorespiratore, il rapporto tra immersione e temperatura corporea, le conseguenze che le variazioni di pressione hanno sugli organi e sui tessuti del corpo umano sia in immersione sia in emersione, gli effetti sull’organismo, soprattutto come conseguenza della respirazione iperbarica. Sono, quindi, descritte le principali patologie o situazioni di rischio che possono riguardare il subacqueo, anche nella fase di risalita: comparsa dell’affanno, sindrome dei fondali,
rottura della membrana timpanica, sovradistensione polmonare, embolia gassosa arteriosa (EGA) e malattia da decompressione (MDD di tipo 1 e tipo 2).
L’articolo è pubblicato nell’ambito del dossier
Medicina e attività subacquea.