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Abstract
Un giorno da leone
pubblicato nel Gennaio - Febbraio 1991 in Sport&Medicina - fascicolo n.1
Ferruccio Antonelli

Il doping non è soltanto un fatto sportivo e farmacologico: è un fenomeno di costume.
Tutta la nostra società può essere considerata "drogata": fuma, beve, si impasticca, si tiene su con il caffè, parrucchini, lifting, diete. Ma allora ce la sentiamo davvero di dare la croce addosso all’atleta che, vivendo in questo mondo e respirando questa aria, chiede aiuto alla scienza per vivere magari un solo giorno da leone? Il doping può essere sconfitto solo se gli si toglie la maschera di seducente passaporto per la gloria, per restituirgli la sua definizione esatta che è baratto tra la propria salute e la propria immagine.
Tutte le scuole di psicologia sono concordi nel condannare il doping. Vengono riportati i pareri di illustri studiosi: Petacchi, Soavi, Carotenuto, Zucconi, Fizzotti, Parenti, Prunelli, Biondo, Reda, Loriedo, Traetta, Donadio, Tamorri.
Le conclusioni sono catastrofiche. Pare che i consumatori di doping possano essere classificati solo in due categorie: o sono immaturi o sono nevrotici. In ogni caso sono personalità disturbate e prive di un adeguato equilibro psichico.